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Lunedì, 20 Ottobre 2025 21:03

1300€ al mese per chi crea: cosa può imparare l’Italia dal coraggioso esperimento irlandese In evidenza

Scritto da  Gianluca Cannavale e Adriano Bonforti
1300€ al mese per chi crea: cosa può imparare l’Italia dal coraggioso esperimento irlandese Midjourney for Patamu

Di recente, il governo irlandese ha trasformato in legge un progetto pilota lanciato nel 2022 e che prevedeva lo stanziamento di un reddito di base per artisti di un importo di 325€ a settimana (Basic Income for Artists - BIA).

Non si conoscono ancora i criteri di ammissibilità, ma si sa che il sostegno diventerà stabile a partire dal settembre 2026.

Al progetto pilota hanno invece partecipato 9000 artisti, che hanno presentato domanda in seguito ad un bando destinato agli operatori culturali del paese.

Tra questi 9000, 8200 sono risultati idonei e tra questi sono stati sorteggiati 2000 vincitori.

Studi realizzati negli anni seguenti sugli effetti del progetto hanno mostrato un risultato tendenzialmente positivo in termini di aumento del reddito degli artisti selezionati ed è stato inoltre rilevato che i benefici complessivi generati per l’economica nazionale sono stati pari a 80 mln rispetto ai circa 72 mln di costo dell’iniziativa.

Qualche critica invece è stata riservata ovviamente alle modalità di assegnazione, sopratutto in considerazione del fatto che non si è tenuto conto della situazione economica dei richiedenti e nemmeno del merito artistico di ciascuno. Appunti sicuramente comprensibili ma è anche vero che è sicuramente difficile trovare criteri che possano soddisfare tutte le variabili e le complessità del panorama dei lavoratori dell’arte, in considerazione del variegato mondo cui questa categoria appartiene.

Da un punto di vista socio-economico globale è anche bene precisare come l’Irlanda sia un paese economicamente florido, con un debito pubblico molto basso ed una situazione fiscale molto positiva, e questo permette sicuramente di meglio sostenere queste iniziative a differenza della maggior parte degli altri paesi europei.

L’iniziativa irlandese può in ogni caso rappresentare un interessante spunto per capire come ed in che modo può e deve evolversi il mondo ed il mercato del lavoro culturale ed artistico.

Stiamo vivendo un momento di radicale cambiamento della professione artistica, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale ridisegnano quadri, figure, competenze.

Venendo agli affari che ci riguardano più da vicino, l’Italia finanzia ogni anno la cultura destinando fondi e promuovendo varie iniziative: bandi, concorsi, progetti. 

Ed è forse in questo senso da ripensare, in funzione delle mutate esigenze del mercato, lo schema distributivo di tali risorse.

Quello dell’Irlanda è un progetto che ha finalmente messo al centro i lavoratori dell’arte, rendendoli destinatari diretti dei fondi, senza dispersioni causate da progetti che inevitabilmente mettono gli artisti come ultime voci di complessi ingranaggi ed iter burocratici che causano dispersione economica e limitazioni alla libertà delle attività artistiche, ingabbiandole talvolta in format parapolitici e risultando spesso episodi isolati più che iniziative che hanno come finalità il miglioramento del lavoro degli artisti nella loro quotidianità.

In molti paesi europei si stanno sperimentando già da tempo modelli diversi: in Germania, il Künstlersozialkasse garantisce agli artisti previdenza e sanità agevolate; in Francia, il sistema degli intermittents du spectacle assicura un reddito nei periodi di inattività; nei Paesi Bassi e in Danimarca, fondi misti pubblico-privati uniscono stabilità e libertà creativa.
L’Italia potrebbe trarre ispirazione da questi esempi per costruire un modello proprio, che unisca tutela e fiducia, riconoscendo che il lavoro culturale è un investimento sociale prima ancora che economico.

Si potrebbe partire da piccoli passi: ad esempio destinando una quota stabile dei fondi pubblici direttamente ai lavoratori dell’arte, semplificando l’accesso ai sostegni con criteri chiari e inclusivi, e riconoscendo — sulla falsariga del modello francese — la discontinuità del lavoro artistico come una caratteristica, non come una colpa.

Ma più ancora delle misure tecniche, serve un cambio di sguardo: smettere di considerare l’arte come un lusso superfluo da finanziare solo quando resta qualcosa in bilancio, e iniziare invece a vederla come un’infrastruttura vitale, al pari dell’istruzione o della sanità.

L’esperienza irlandese dimostra, in fin dei conti, che sostenere chi crea non rappresenta un costo che grava sulle spalle della società, ma un investimento per la società: una forma di lungimiranza collettiva.

D’altra parte, quanto sarebbe triste e soffocante la nostra vita senza cinema, poesia, musica, letteratura, teatro, concerti, quadri, danze, installazioni visive o qualsiasi altra forma d'arte?

Ripartire dagli artisti significa riconoscere che ogni società che investe nel tempo e nella libertà dei suoi creatori investe, in fondo, nella propria capacità non solo di immaginare futuro, ma anche di vivere il presente.

Nell'immagine in apertura abbiamo volutamente creato un'ambiguità tra la bandiera irlandese e quella italiana: sotto che cielo si sta tenendo quel concerto? 
Forse il fatto che la bandiera irlandese e quella italiana si somiglino tanto può servire da promemoria. Per ricordarci che la distanza tra l’Irlanda e l’Italia nella valorizzazione degli artisti non è necessariamente incolmabile: a volte basta una sfumatura, un cambio di tono, per ridare colore alla cultura e dignità a chi la crea.

Letto 189 volte Ultima modifica il Lunedì, 20 Ottobre 2025 22:03
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